lunedì 2 marzo 2015

Allacciati le scarpe!

“Se il mondo va tutto al contrario di come dovrebbe, cosa dovrei fare? Andare al contrario pure io?”
Così pensava, mentre si allacciava le scarpe. Cosa che faceva del resto più volte al giorno perché gli si slacciavano continuamente. Era un campione di scarpe slacciate. A volte, sfinito, le lasciava com’erano. Eppure le stringeva forte, o almeno così gli pareva. In realtà, si abbassava in automatico, compiva il fiocco ma sul più bello un pensiero lo portava via e nel rimettersi in piedi, le mani lasciavano la presa anzitempo e il nodo durava poco. Così era costretto a doversi fermare in continuazione, ed i pensieri insieme a lui. La scarpa slacciata lo richiamava alla realtà costringendolo a cambiare posizione ed inginocchiarsi in un involontario atto di umiltà. Sentiva anche una voce sussurrare: “Allacciati per bene le scarpe!” Gli sembrava sua madre, ma poi si voltava e non la vedeva.
Sua moglie lo prendeva in giro. Era incredibile. Quando andavano a passeggio insieme soprattutto per le vie del centro, ad un certo punto lo vedeva sparire nel bel mezzo di un dialogo, oppure distratta da persone e cose tutte intorno, si accorgeva di essere rimasta sola e voltandosi lo vedeva accovacciato per terra, imprecare contro i suoi lacci. Magrolino com'era di costituzione, aveva due zampette da gallina che sembrava una gru e pativa a tenerle al chiuso dalla mattina alla sera era. Fosse stato per lui le avrebbe tenute libere, peccato che l’uomo si fosse dato da fare nel tempo a posare asfalto dappertutto. Un isolante a terra, l’altro coi lacci ed ecco che la frittata era fatta. Tutti staccati da terra. Ma se il mondo andava tutto al contrario, cosa doveva fare, andare al contrario insieme a tutti gli altri?
E' chiaro che fossero tutti mezzi matti. Staccati così da terra come si poteva essere altrimenti? Era come voler abbracciare qualcuno da dentro una bara.
Il bello è che alcuni l’accusavano di non avere i piedi per terra. Sfido che non li avesse, ma almeno conosceva il motivo, sentiva l'assenza di quel contatto, consapevole di essere infilato in un profilattico fino alle caviglie. Forse era fra i meno matti di tutti, ma tragicamente in minoranza. Così se le infilava pure lui, ma una parte recalcitrava e infatti le sue scarpe si slacciavano in continuazione.  
Qualcuno avrebbe pur dovuto farlo notare però, prima o poi, che erano tutti staccati da terra.
“Scusi?..Scusi lei, guardi che ha i piedi staccati da terra. Faccia qualcosa perché ho sentito dire che si diventa matti!”
“Ma vada al diavolo!”
Ecco, lo sapevo.
“No, guardi che io proprio da lui sto tornando. Dal diavolo intendo. Non ci crederà mai, ma all’inferno, per quanto sia stato dipinto come un luogo terribile, non esistono né asfalto, né scarpe. Vedesse che vitalità laggiù che hanno. E poi…”
“Vieni andiamo via Giovanna, questo è matto.”
Strategia di comunicazione. Ecco quello che gli mancava, non ne aveva mai avuta. Troppo diretto. Le persone non sono predisposte a sentirsi dire la verità.
“Ehi ma dove va? Aspetti! Non ho finito. La cravatta! Si tolga quella cravatta per dio, è importante. Non creda a tutte quelle cose che le hanno raccontato, che fa chic, elegante, una persona distinta e perbene. E’ un guinzaglio, non uno status symbol. Un dannato cappio, mi capisce? Ci hanno preso per i piedi e per il collo. Come polli! Ma non lo vede anche lei?”

Niente è andato, non mi sente neanche più, s’è mischiato in mezzo alla folla.

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