lunedì 21 aprile 2014

Chiacchere da bosco

Questi “pidocchi” non li capisco proprio.

Cosa intendi?

Non lo vedi anche tu quanto sono scemi? Si ammazzano per possederci e non si accorgono che siamo noi a possedere loro.

Ma che dici?

Su dai è come quando le api vengono da noi fameliche e poi cadono a terra e si decompongono fra le nostre radici. Si dannano per quei due battiti di fronde che vivono per disputarsi i nostri fiori e poi siamo noi a nutrirci di loro. E così rinascono e così muoiono di nuovo e di continuo. Mentre noi sempre qua stiamo.

Beh, se è così, vorrà dire che è giusto così.

Infatti, non ce l’ho mica con loro, amiche industriose che con il loro andare di fiore in fiore lavorano con e per noi.

Con chi ce l’hai, allora?

Con gli uomini ce l’ho. Sono stupidi al punto che mi chiedo se Dio è proprio sicuro di quello che ha fatto. Poi mi dico che sono solo un albero e che non sono io quello che deve capire. Però…

Cosa?

Tu hai mai sentito in tanti anni le api schiavizzarsi fra di loro, accampando diritti di proprietà su di noi, l’erba, la terra? Hanno le loro gerarchie, sì, ma nessuna si è mai sognata di vendersi me o te. Ti rendi conto? Ora ti vendo alle api laggiù. E se viene un’ape che non sia di quell’alveare là, la faccio arrestare.

Non fare lo spiritoso. Questi fanno sul serio. Si ammazzano.

Già. E vivono il tempo di qualche fioritura. Che spreco. Che enorme spreco. E che importanza si danno vantandosi di possederci. “Questo terreno è mio,…il mio bosco, i miei alberi.” Non riesco neanche a dirlo senza scoppiare a ridere….Mmm..

Che c’è ora?

Ho fame. A noi ci tocca sempre sentire queste cretinate, mentre guarda là, i cipressi sopra quelle lapidi, come crescono in salute. Ingordi!