martedì 30 ottobre 2012

Gli alieni


“Ma tu l’avresti detto che le cose stanno così?” si domandò poco prima di prendere sonno, mentre ricordava la conversazione con l’amico.
“Quindi se ho capito bene, esisterebbe qualcuno in grado di abbracciarci contemporaneamente tutti insieme con lo sguardo?”
“Sì.”
“E questo qualcuno se lo desidera ci fa deviare il cammino, ci regala del cibo, ci annienta il Regno con un gesto o ci fa prosperare in pace, a suo piacimento?”
“Sì.”
“Non ci credo! Noi siamo frutto di millenni di evoluzione. Siamo diventati così efficienti che nessuno è pari a noi. I nostri cacciatori poi, hanno imparato ad uccidere prede ben più forti e grandi!
“Eppure ti garantisco che…”
“Sciocchezze! Mi chiedo come si faccia solo a pensarle certe cose. Dalla notte dei tempi,  siamo sempre stati qui, ci siamo organizzati in modo via via migliore, i nostri risultati sono stati strabilianti e mai nel Regno abbiamo raggiunto questo numero.”
“Tu sei libero di non credermi, ma io sono stato rapito da uno di loro. Un giorno mi sono ritrovato sollevato nel cielo, è un miracolo che non sia morto dallo spavento. Ho sentito come un grande occhio scrutarmi da vicino e poi ancora, un dolore lancinante!” Così dicendo mostrò la ferita su un fianco.
E proseguì :”Sono stato fortunato, questa è la verità. Ci hanno preso in cinque e sono l’unico che è qui a poterlo raccontare. Gli altri sono stati fatti a pezzi uno per volta davanti ai miei occhi. E’ stato terribile! Non so perché mi abbiano risparmiato, ho trascorso diverso tempo con loro e alla fine prima di lasciarmi libero mi hanno dato addirittura del cibo. Ed è lì che ho visto!”
“Visto cosa?”
“Ho visto tutto il Regno dall’alto! Era grande come un granello di sabbia. Un solo gesto e non resterebbe nulla di noi. E poi vedessi quante cose ci sono tutto intorno! Forme, colori, un Regno un miliardo di volte più grande!”
“Non voglio sentire una parola di più. Noi siamo i più evoluti, se ci fosse dell’altro, l’avremo già scoperto, non trovi? Buonanotte amico mio, s’è fatto tardi.”
Così dicendo si ritirò nella sua cella.
La notte era ormai calata nel bosco e a parte le sentinelle di guardia, nel formicaio dormivano tutti.

giovedì 11 ottobre 2012

Stelle in polvere

Il matrimonio,
sarà mica la condizione naturale dell’uomo?
E’ una scelta, mi dicono.
Dentro o fuori.
Semplice, no?
No, non è per niente semplice.
L'ipocrisia del matrimonio mi fa schifo.
Un acquario da salotto,
spacciato per oceano.
La vita è un fiume fresco,
innocente e terribile.
L'amore non è un rapporto esclusivo,
ma uno stato dell'essere:
o sei nell'amore o non ci sei.
Di amore
sono state fatte le pietre, le foglie e i sogni.
Tutto.
Quando ci sei,
quattro pareti, un divano, la TV ed un essere umano
non sono dimensioni adeguate
alla potenza dell'amore.
Viene voglia di spogliarsi nudo
come Francesco,
andare in giro per le strade
a baciare nonne,
bambini
ricchioni
e puttane, 
che senza ipocrisia ti guardano negli occhi
con più dignità,
di tante madame benpensanti
ben vestite,
ben tutto,
che si vedono sfilare altezzose
come finte pietre preziose.


Polvere di stelle

Il tuo odore,
il tuo sapore,
il mio dolore.
Mai potrò averti.
Incomprensibile.
Senza una parte di me,
per sempre.
Ciò che è rimasto
l’ho lanciato in cielo.
Cadendo,
mi sono fatto il solletico.

Ho amato
senza scopo.
Non c'è tristezza,
non c'è vuoto.
Pioggia di luce,
l'amore mi ha redento
con un soffio.