Assemblee, beni comuni,
spazi occupati. Lotta, partecipazione. Tutti
al lavoro, a ricostruire la nuova umanità. Perché però i sogni di
cambiamento si riferiscono direttamente alle cose, al fare, e non partono dall’essere qualcosa di diverso? Siamo sempre in balia di un pendolo dal nome possesso, ipnotizzati. Andare “contro” chi possiede tanto e non lascia agli altri che le briciole contribuisce a nutrire il
moto perpetuo della sua oscillazione. Una spinta la danno i “pro”, una i “contro”. Tutti a dargli energia in un modo o in un altro. E se non ce ne importasse un bel nulla a un certo punto di focalizzare ogni sforzo sull'appropriarsi qualcosa di esclusivamente materiale? Qualcuno disse che i problemi vanno trascesi, non risolti. Questo suona però come inaccettabile per gli animi volenterosi dei "contro" qualcosa di ingiusto, ma per i lavoratori sull’essere umano è una verità. Essi
sanno dove si gioca in realtà la vera partita. Nel mondo dell'immateriale, non nel materiale. Essi l’assemblea ce l’hanno dentro: fra
il cuore, la pancia e la mente caotica. Il bene comune sono gli organi, le braccia,
le gambe, il sesso, la carne tutta. La lotta è fra la testa e l'ombelico; sono loro che si contendono il respiro ad ogni impulso. La
partecipazione è una richiesta supplichevole inviata ad ogni cellula del corpo.
Richiesta che il 99% delle volte viene disattesa perché ci parte dal
centro sbagliato per ottenere una risposta viva. Quasi tutta l'umanità è prigioniera della mente. Quella parte di umanità almeno che non avrà forse fame, ma versa in un stato di perenne dormiveglia. Il povero Dio Pan nel suo corpo caprino scuote la terra. Non può fare altro che scatenare attacchi di panico
per riaffermare la verità della vita e della natura sulle nostre costruzioni
mentali. L’essere umano è il vero teatro occupato. Non è un abusivo, egli è l'abusato. E un essere umano occupato, non
può fare altro che occupare, a casa sua, dentro di sè, non c'è ancora posto per lui. Non è stato ancora scoperto e lo cerca fuori. Ma nulla si trova al di fuori di noi che non sia stato scoperto all'interno. E’ una legge. Anche questo i lavoratori sull’essere
umano lo sanno. Ma quando un essere umano è libero, libera. Esegue egli stesso attraverso la sua persona, un tacito
lavoro, da rivoluzionario. Gli spazi li crea nelle persone prima
ancora che nelle cose. Perché quello spazio l’ha prima scoperto e creato dentro
di sé. Quasi a sua insaputa accende qua e là come un interruttore della luce qualche osso sacro di qualche altro essere umano. Spesso senza neanche aprire la bocca. Rivitalizzatori
di culi pronti al risveglio. Di schiene che inizieranno un processo che oltrepasserà il pensiero, drizzandosi al cielo come tante antenne. Il wifi divino. Sarà
questa la rivoluzione dal basso?