sabato 7 maggio 2016

Giobia Ai Sun Nen

E poi c’è Lei. Perché accanto ad un grande uomo, c’è sempre una grande donna. Figuriamoci vicino ad un supereroe, come Dioffa Diapason.

Giobia Ai Sun Nen!

Padre di Shangai, mano assai ferma.
Madre di Vercelli, dai reumatismi facili.

Giobia Ai Sun Nen!

Allergica al riso.
Votata al pianto.
Una forza che produce uragani.
Una natura inarrestabile.

Giobia Ai Sun Nen!

Precisa, lucida, espia x tutti.
Lo tsunami che non lascia scampo.
Il terrore degli angoli irraggiungibili.

Giobia Ai Sun Nen!

Generosa, piena di lividi.


Carro armato a capo di un esercito di fazzoletti di carta.
Non si tira mai indietro.

Giobia Ai Sun Nen!

Non sa volare, non sa cantare, ma sa piangere. Per tutti.
Fino a sei giorni la settimana.
Ma non il giovedì.
Se c’è bisogno, non c’è mai.
E se glielo domandi è irremovibile:

Mi dispiace ma Giobia Ai Sun Nen.

Ma dove va il giovedi?

giovedì 28 aprile 2016

Dioffa Diapason

Guarda!
Lassù in alto!
Ma cos’è?
Sembra un razzo!
No, è un aereo!
Ma no. Non vedi che è un dirigibile con due grandi orecchie?!
Ma No. No! È Dioffa! Dioffa Diapason!
Sì..è lui! È proprio lui!

Dioffa Diapason!

Scaltro, come un avventore al gioco delle tre carte nei sottopassaggi della metropolitana.
Forte, come il mignolino contro la vasca da bagno alle 2 di notte.
Insensibile, come Candy Candy alla morte di Anthony.
Ma soprattutto, Devoto.
Ripetitore indefesso di bestemmie.

Dioffa Diapason!

Un Mantra in costume.
Vibrante, in perenne invocazione al Cielo. 
Qui e Altrove.

Dioffa Diapason!

Quando non c’è un senso,
Quando i rubinetti non si chiudono più,
Quando nel piatto di “o mangi sta minestra o ti butti dalla finestra”, ci si è fatta la scarpetta.
…arriva Lui.

Dioffa Diapason!

Una preghiera. Leggera. Perpetua. 
Un canto melodioso.
Catartico.
Con un segreto per non cedere al riposo.
Un paio di scarpe di 2 numeri più piccolo.

lunedì 7 marzo 2016

Il tocco che non tocca

Conosci il tocco che non tocca?
Eh?
Ho detto: conosci il tocco che non tocca. È come uno sguardo che non guarda o un sentire che non ascolta. 
Intendi, non fare attenzione? E' questo che vuoi dire?
Non proprio. Hai mai fatto caso che non tutte le strette di mano sono uguali?
Beh, sì.
Dammi la mano.
I due si scambiano una stretta.
Come ti è sembrata?
Non so, vigorosa? 
Ecco, c’è chi una mano la stritola, chi la porge con la consistenza di un’ostrica che ti si spalma fra le dita, chi sorride e ti guarda in modo aperto, chi la dà perché obbligato, senza averne la minima voglia. E via dicendo. Ma non siamo ancora al punto. Io parlo di chi in realtà si porta via qualcosa. E tu non te ne accorgi. Ridammi la mano.
I due si scambiano una stretta.
Allora?
Beh, che sensazione strana. È come se non mi fosse passato niente. Eppure…
Eppure, ho sorriso e ti ho guardato negli occhi.
Sì. Non capisco però, mi sembra diverso da prima.
Sono stato meno “vigoroso”, come hai detto un momento fa?
No, non è questo. Non saprei descriverlo.
Non puoi, semplicemente. È normale. Il motivo è che ti ho appena fatto un prelievo. Su più fronti. Ti ho dato il tocco che non tocca, lo sguardo che non guarda e il sorriso che non ride. Tu però non sei in grado di descriverlo, è come se avessi perso lucidità. Infatti, è proprio quello che è successo.
Ho capito. Però, non dove vuoi arrivare.
Allarghiamo adesso questo esempio della stretta di mano alle relazioni. Sei felice?
Che domanda. Così poi, su due piedi. Sì dai, sono felice! Non sempre, ma abbastanza.
Cosa ti fa dire questo?
Insomma, ho una salute decente, un lavoro, una moglie, una figlia, un gatto e i miei genitori sono ancora vivi.
Quindi, ti ritieni soddisfatto?
Si. Non mi posso lamentare.
Dammi la mano.
I due si scambiano una stretta.
Come ti è sembrata questa?
Ostile. Apertamente ostile. Mi sto anche innervosendo, ora! Al diavolo tu, le tue domande e le strette di mano.
Bene. Visto? Ora, non ti è stato difficile rispondere subito.
Che vuoi dire?
Che hai percepito subito la mia ostilità.
E con questo?
Con questo, hai potuto difenderti dal mio prelievo e mantenere la lucidità. Ti ho dato un tocco che tocca, anche se sgradevole, unito ad una provocazione. In realtà, arrabbiandoti per un momento, un po’ di prelievo c’è stato, ma poca roba, ho subito smesso, spiegandoti il mio gesto.
Accidenti. Però, non c’era niente di plateale nel tuo darmi la mano, se ci penso. Sembrava quasi come prima.
Già, sembrava. Ancora un'ultima domanda, poi ti lascio in pace, promesso. Fra la stretta di mano che ti ha disorientato e questa, quale preferiresti se fossi obbligato a scegliere?
Credo, quest’ultima. Almeno, potrei decidere come comportarmi.
Anche io la penso così. Preferisco il tocco che tocca.

venerdì 29 gennaio 2016

Fisica Poetica.

Sei Bello. L’hai notato? Presto! Tutto accelera, anche se è fermo. Staziona alla velocità della luce. Lontano, lontanissimo dal punto di partenza. O sempre nello stesso punto, ma in luoghi diversi? Mosso da lì? Quanto spazio fa? Universi. Salti, passaggi, ripide, appena un attimo fa, uno scenario prima. Sembra un’altra vita o è la stessa? Ogni tanto preso e inchiodato ad un incrocio. Corso Troppo, angolo Corso Male.  Muori. Buio. Non ricordi più niente. Risorgi. Luce. Bruco, farfalla, bruco, farfalla. Quanto dura? Dove dura? Il tempo di un orgasmo. Corto circuito nel prendere sonno. Chi si risveglia al mattino? A che ora di quale letto? Dove sono stato la notte? Dolore che provo, è il corpo o la mente a soffrire? Perché fa male un arto amputato che non c’è più? Perché se mi addormento profondamente vicino ad un fuoco, non mi sveglio se dei carboni ardenti mi raggiungono? Eppure, il mal di stomaco si sente, come il calore delle lacrime che rigano il viso. È acqua. Da sopra, da sotto, prima e dopo. Poi? Di nuovo: preso, inchiodato ed asciugato al Sole. Il grande Beato. O beota? Cancella tutto, solo luce, un soffio, un respiro e ci si alza. Che ore sono? Dov’è il mio letto? E' il giudizio universale? Mi sono preso del tempo, per fare spazio? Per cosa? Ciak! Azione. Farfalla.