sabato 22 giugno 2013

Luigi

Dopo un paio di anni da quando mi è stato regalato, alcune sere or sono  mi vedo improvvisamente comparire davanti agli occhi prima di prendere sonno, la copertina di un libro, “Opere morali” di Seneca. Me le ha regalate sulla spiaggia di Lavagna, in Liguria, un ex rappresentante in pensione di nome Luigi. Se è ancora vivo, cosa che gli auguro con tutto il cuore, dovrebbe avere 77 anni. Luigi era, anzi Luigi è di Milano, ed ha appartenuto ad un gruppo di anziani a cui ho fatto animazione in un albergo. Era l’estate di 2 anni fa ed io nel giro di una settimana, in seguito ad una serie di eventi che non sto a riportare, mi sono ritrovato in spiaggia a far fare ginnastica dolce, acqua gym, ad organizzare tornei di bocce, briscola e burraco ed a mettere musica da ballo liscio la sera. Belli. Com'erano belli quei 50 cuccioloni. Luigi era uno di questi. Vedovo, mi parlava spesso del suo unico figlio; era ancora un bell’uomo, Luigi: alto, magro, distinto, con tutti i capelli bianchi e leggermente mossi. Ricordo che non sempre si faceva tirare in mezzo alle attività, però aveva un modo tutto suo di partecipare e di dare comunque qualcosa. Amava commentare con me i fatti di attualità, seduto sotto l’ombrellone mi chiamava per commentare la prima pagina del Fatto Quotidiano e ricordo che gli piaceva molto sentirmi dire la mia un po’ su tutto. Beh, l’ultimo giorno prima di partire, mi si è presentato con Seneca incartato per donarmelo. C’era anche un bigliettino dentro che recitava: “Grazie Massimo per la tua amicizia.” Si era sbagliato per tutta la vacanza, mi aveva sempre chiamato cosi, Massimo. Per lui ero Massimo, non Mauro. Chi se ne frega, mi poteva chiamare anche Giorgio per quanto mi riguardava. Grazie Luigi! Grazie mille. Sono due giorni che ho preso questo libro in mano ora e non riesco a separarmene. Sono armato di una matita mentre lo leggo, cosa che riserbo solo ai libri che mi educano. Porca miseria che libro. Lo sapevo, lo sapevo. Sempre lì mi tocca di finire, nei libri. Quanti sassolini lasciati da chi ha già percorso il sentiero della vita. Per i posteri si scrive, per loro. I contemporanei non ti capiscono, non ti possono capire. Sono dentro il frullatore e tu per scrivere ti sei arrampicato sulle pareti, hai svitato il tappo e ti sei gettato giù dall’altra parte. Il tempo di dire ahia che botta, di asciugarti un pò al sole, che cominci a scrivere, a riportare cosa vedi da fuori il frullatore. Come puoi essere capito o visto da chi va a migliaia di giri, mentre tu sei fuori che lo guardi? Chi si accorge di te e già tanto se non ti fa fuori. Chi sei tu? Perché sei saltato fuori dal frullatore? Quante storie. Non ti piacciono quelli che fanno i trenini alle feste? Non ti divertono i trenini? Cosa pensi, che alla gente piacciano? Se lo fanno, dovranno pur divertirsi, penso. O no? Ma che ti frega di fare sempre domande, fatto una volta, ti togli il pensiero, fa come gli altri, no? No. Luigi, Luigi caro, quanto amore c’è stato da parte tua in quelle chiacchere. Quanta solitudine. Anche tu non amavi il frullatore. Non te ne fregava un cazzo di scannarti con gli altri per giocare a bocce. Te ne stavi sulla sdraio a contemplare il mare. In vacanza con il Comune di Milano. Gruppo anziani, tutti a Lavagna in albergo a tre stelle. La moglie che non c’è più, un figlio dentro la sua vita. La solitudine dignitosa, non ti ho mai sentito lamentare o mettere su la faccia del cane bastonato. Ma che ne sanno i pivelli come me? Ti rompevo tutti i giorni per farti giocare, partecipare, divertire. Poi però mi sono fermato, mi sono messo ad ascoltarti. Tu come altri, mi avete aperto il cuore, raccontato la vostra vita. Grazie. Anche da parte di Seneca. Amava scrivere a Lucillo riportandogli un pensiero, una frase del giorno che lo colpiva e che sceglieva per rifletterci su. Te ne lascio una anche io amico mio, anche se non sono stoico, nè epicureo: “Se vuoi conoscere la vita, inginocchiati ai piedi di una persona anziana, o se sei scomodo, anche seduto su una sdraio sotto l’ombrellone, va bene lo stesso. Ti basterà donargli un poco di attenzione, ma bada che sia sincera, che ti ripagherà di un amore più grande del tuo, poiché ci ha a che fare da molto più tempo di te, e sa come si tratta”.

giovedì 6 giugno 2013

Tizzoni di carne

Oblio,
orrore,
silenzio di un’anima
ferita a morte.
Qualche scintilla,
qua e là,
null’altro.
Ma che miracolo
nel sonno
che tutto avvolge.
Pochi superstiti
ardono,
invisibili
agli altri uomini
da sempre intenti,
ostinati
a strapparsi gli occhi,
per non vedere.
Occhi,
che si rigenerano ogni notte,
al lume
di quell’incerte fiammelle,
come viscere
di Prometeo.


lunedì 3 giugno 2013

Endgame Before

Nel cuore
di chi odora la vita,
un fiume
apre il passo.
Scuote ossa,
muove dita.
Corre il risveglio,
disegnando
al suo passaggio
un letto caldo,
lento massaggio.
L’uomo
che si arrende,
prima del finale di partita,
ama.
Ed è salvo.