Ripassare dal via e ritirare 20 banconote, come
a Monopoli. Ne ho bisogno. Mica ti danno le cose che ti servono se tu non dai i
pezzi di carta con le scritte e la facce sopra. Respirare, camminare, avvertire
la luce del sole sulla pelle, sorridere, vedere una bella donna, un bel
vestito, le braccia scoperte. La scoperta delle braccia. La pelle liscia che
respira. È come uno splendido circolo virtuoso. Velenoso, ombroso, pensiero
pericoloso. Cadere invece di elevarsi. Lasciarsi andare, abbandonarsi. Mi chiedo
perché ogni mattina quando mi alzo, debba ricominciare sempre da capo. Chiudo
gli occhi in paradiso, mi risveglio all’inferno. Di nuovo a costruire un senso,
a cercare di farlo. Poi nel pomeriggio tardo me lo ricordo! Mi ricordo il
senso, lo porto fino a sera e di notte, dico, dimentico tutto. Apro gli occhi
al mattino e un macigno mi pesa sull’anima. È possibile morire e rinascere ogni
giorno? Si, è evidente. E quindi? Niente, si accetta la faccenda. Ci sono alternative?
A forza di costruire barchette di carta, prima o poi avrò una flotta pronta a
scivolare sull’acqua senza temere di bagnarsi. Tutte insieme, vicine e
solidali, riempiranno la brocca della felicità. La mia brocca della felicità. Intanto,
ciucciati il calzino! È bello come un campo di girasoli al tramonto, d’estate.
Quanti ne ho visti durante il cammino di Santiago. Immagini vive e calde ancora
adesso. Ricordo una tappa, terminata in un piccolo convento raggiunto alle 9 di
sera, dopo una giornata infuocata. I campi di grani mietuti, i girasoli alti e
solari, voltati tutti verso la palla gialla a godersi gli ultimi raggi. Una zuppa di
legumi ricchissima come premio, il calore di una tavolata di 30 persone,
l’abbraccio di una pellegrina nella notte. La Pellegrina. L’abbraccio ancora oggi,
anche se le fracasserei il cranio ogni tanto. Si, perché nel frattempo dormiamo
ancora insieme. Capita. Siamo umani. E gli umani ogni tanto si fracassano anche
i crani. Che male c’è? Scagli la prima pietra, possibilmente sbagliando la
mira, chi non avrebbe voglia di strangolare il partner di tanto in tanto. Dai.
Non facciamo gli ipocriti. Siamo già ipo in tante cose. Ipocondriaci,
ipotecati, ipoglicemici. Ipotesi di reato: colto da ira improvvisa perse la
possibilità di diventare un Santo Pellegrino. In compenso rese Santa Pellegrina
Martire, la povera fanciulla. Poi, tutti a ricordare, a celebrare i martiri sui
calendari. Ma che si sono martirizzati da soli? Il lavoro sporco qualcuno
l’avrà fatto. All’anima di questi non ci pensa mai nessuno? Chi siamo noi per
giudicare sempre? Ma così, per carità, era per dire. Non fracasso, non fracasso
niente. Faccio un turno in prigione, via,
poi tiro di nuovo i dadi: in lontananza vedo già il Parco della Vittoria. Quel
viola lì come mi piace.
mercoledì 30 maggio 2012
venerdì 11 maggio 2012
Rivelazioni
Lo zippo è un accendino
con la cerniera.
Un sapone è un
insopportabile saccente.
Un tappeto è un
giardino di tappe.
La credenza è un mobile
con il pregiudizio.
Un divano è un sedere
molto famoso.
Il pappagallo si nutre
di pollo.
Il materasso è un
fuoriclasse della Basilicata.
Un braccialetto è un
giornale scritto sulle braccia.
Un braccialetto è un
sacco a pelo con le maniche.
Un mazzo di chiavi non appassisce.
Un estintore è un
liquidatore di dinastie.
La maniglia è un gusto
che fa presa.
I polpastrelli sono dei
biscotti coi tentacoli.
Lo zucchero a velo si
sposa in chiesa.
Un reporter è un cane
free lance.
Un premio è una cosa
che era già mia.
La biografia è scrivere
il proprio nome facendo la pipì su un muro.
La birra di rose è solo
alla spina.
I polpacci sono dei
deprecabili polipi.
“Ma li polpacci tua!” è
un insulto da lavare con l’inchiostro.
Un distratto è un topo
sbadato.
Un portapenne è un guardaroba
per uccelli.
L’enciclopedia è la
malattia infettiva dei ciclopi, che colpisce l’unico occhio quando legge troppo.
Una mensola è un pezzo
di legno che muore di solitudine.
Youtube è la chat dei
piccioni.
Il fuoco è il pianto
del “caro estinto” dell’oca.
L’angolo retto ha la
sua morale, nonostante la posizione.
Un campo di grano spara
un sacco di balle.
I girasoli sono avvitatori di stelle.
I girasoli quando non avvitano sono dei vagabondi
erranti.
L’oleodotto è un olio molto istruito.
Un macigno è un cigno palestrato.
Un gilette è un rasoio senza maniche.
Un mozzicone di sigaretta ben assestato lascia il
segno dei denti.
La corrente elettrica a volte fa venire il mal di
gola ai tralicci.
Il palco è un rapace di spettatori.
Il cacciavite è lo spauracchio della grappa.
Allucinare è l’arte di cucinare coi piedi.
La corona è una
cantante gospel molto robusta.
Al mulino che si
arrabbia girano le pale.
Un muro di gomma
cancella migliaia di matite.
venerdì 4 maggio 2012
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