giovedì 23 aprile 2020

Coronavirus



Non ci credo. Non ho creduto per un solo istante alla diffusione sistematica del terrore, eppure per un momento ho avuto paura anch'io, nonostante non guardi mai un telegiornale. Non ho la tv dal 2007 e non mi manca. Credo di essere diventato una sorta di alieno, non conosco molti programmi o serie che sono argomento di facili conversazioni, niente di niente. So solo che hanno chiuso i bar. Per me il bar è la vita, il luogo dove amo trascorrere ore seduto ad un tavolino a scrivere e farmi i fatti miei e un po’ quelli degli altri. Avere un centro e dire la verità. Bene, la verità è che spesso la mattina, mi prende l’horror vacui a restare in casa, così vado al bar. Fra le tazzine mi sento protetto, non ho attacchi di ansia, non sento mordere la solitudine ed il senso di un fallimento strisciante. Ci vuole un bel coraggio ad ostinarsi ad essere infelici. Non ho creduto un solo istante al coronavirus. Neanche uno. So solo che dopo i bar, hanno chiuso i parchi ed infine i giardini pubblici. Allora mi vuoi male, Stato? Dillo. Avrei voglia di trasformarmi in una colomba bianca, e volare candida su di un ramo di un albero importante, per osservare quello che sta accadendo. Si sta da Dio, penserei. L’aria è di nuovo respirabile, c’è più silenzio, si può volare indisturbati. Non avrei le mani è vero, ma le ali. Potrei farmi portare dal vento su questa bolla distorta di percezione collettiva. Da quassù, vedrei con chiarezza le menti ipnotizzate degli uomini. Sciocco, svegliati! Non è tutto vero quello che ti stanno raccontando. Non lo è da decenni, figuriamoci adesso. Non è normale rinchiudere in casa tutte le nazioni per due mesi, non credi? Se fai due passi ti multano, una corsetta ti menano. Rispetta le distanze di sicurezza dicono, e non ti azzardare a fare una critica, complottista! Ma questa ignoranza e voglia di inquisizione, quando si è sviluppata di preciso? Puro come una colomba, prudente come un serpente. È che mi manca la seconda parte. Facevo bei sogni una volta. Non li ricordo più bene, credo di essere rimasto solo troppo a lungo e col mal di pancia. Volevo guarire, ma non ero mica malato. Facevo il mio per avere un motivo per correre come tutti gli altri. Quando ho detto mi fermo, non ci gioco più a fare il criceto sulla ruota, ho fatto corto circuito. Era molto prima della quarantena. Il serpente ha cambiato pelle, si è aperta in due e ha pianto lacrime di sangue. Non ci credo comunque, non ci ho creduto fin dall’inizio. Mi hanno detto che devo mantenere almeno un metro di distanza e mettere la mascherina perché se non ho sintomi, magari posso essere contagioso per gli altri. Così non ci possiamo più vedere e toccare. Cioè, quello che facevamo già prima. Uscivamo la mattina con la  maschera da soldatino da esibire al mondo, lasciando a casa l'empatia. I corpi sono impegnativi. Puzzano, sudano, richiedono attenzione, rispetto, un po’ di tatto e gentilezza e la verità è che sotto una patina sottile di perbenismo, ci stiamo tutti allegramente sui coglioni. Chiedere come stai è una frase per avviare uno scambio in chat, sì grazie bene, cosa ti serve? No, perché se ci interessasse davvero avremo bisogno di tempo per coltivare un’amicizia. È da invadenti suonare il citofono, fare un’improvvisata fuori programma, come ti permetti senza neanche avvisare? No, è decisamente meglio il mio cane….o il mio gatto….loro mi vogliono bene. Però dal ramo nasce una domanda: per cosa ti svegli al mattino? Tu, dico per cosa? Non ti sei rotto il cazzo di questa vita priva di senso? Non ti fai un po’ di senso pure tu? Ricordi come eri da bambino? Sai ancora sognare? Io non più molto, riesco a malapena a trasformarmi in una colomba e volare a 500 metri da casa. Oltre non riesco in questo momento, sarà la quarantena con i suoi giri dell’isolato ad avermi ristretto il raggio d'azione. Credo che mi farò glassare la schiena e mettere qualche mandorla. E i canditi perché a me piacciono e non mi sognerei mai di toglierli. A forza di mangiare zuccheri anche la mia colomba si è trasformata. Folli! Possibile che si sia spenta la luce del tutto ai piani alti? Chi vi abita? Non l’uomo di certo. Siete diventati gusci vuoti. Quanta pena provo, deve essere terribile essere posseduti. Cosa avete fatto? Quando è scappata la mano? Se vi foste trasformati per tempo in colombe, le mani in pasta non sarebbero servite e avrebbero dato due ali anche a voi. Comunque la saggezza popolare dice che che quando non si può volare, si corre, e quando non si può correre allora si cammina. Alle brutte mi metto a strisciare e torno serpente e mi addentro giù nella terra fino a farmi a pezzi. Poi l’inferno mi risputa e ricomincio a volare. Da quassù si sente solo un rumore di fondo, fastidioso come i brufoli da schiacciare davanti allo specchio a tredici anni. Passeranno.