Lo zippo è un accendino
con la cerniera.
Un sapone è un
insopportabile saccente.
Un tappeto è un
giardino di tappe.
La credenza è un mobile
con il pregiudizio.
Un divano è un sedere
molto famoso.
Il pappagallo si nutre
di pollo.
Il materasso è un
fuoriclasse della Basilicata.
Un braccialetto è un
giornale scritto sulle braccia.
Un braccialetto è un
sacco a pelo con le maniche.
Un mazzo di chiavi non appassisce.
Un estintore è un
liquidatore di dinastie.
La maniglia è un gusto
che fa presa.
I polpastrelli sono dei
biscotti coi tentacoli.
Lo zucchero a velo si
sposa in chiesa.
Un reporter è un cane
free lance.
Un premio è una cosa
che era già mia.
La biografia è scrivere
il proprio nome facendo la pipì su un muro.
La birra di rose è solo
alla spina.
I polpacci sono dei
deprecabili polipi.
“Ma li polpacci tua!” è
un insulto da lavare con l’inchiostro.
Un distratto è un topo
sbadato.
Un portapenne è un guardaroba
per uccelli.
L’enciclopedia è la
malattia infettiva dei ciclopi, che colpisce l’unico occhio quando legge troppo.
Una mensola è un pezzo
di legno che muore di solitudine.
Youtube è la chat dei
piccioni.
Il fuoco è il pianto
del “caro estinto” dell’oca.
L’angolo retto ha la
sua morale, nonostante la posizione.
Un campo di grano spara
un sacco di balle.
I girasoli sono avvitatori di stelle.
I girasoli quando non avvitano sono dei vagabondi
erranti.
L’oleodotto è un olio molto istruito.
Un macigno è un cigno palestrato.
Un gilette è un rasoio senza maniche.
Un mozzicone di sigaretta ben assestato lascia il
segno dei denti.
La corrente elettrica a volte fa venire il mal di
gola ai tralicci.
Il palco è un rapace di spettatori.
Il cacciavite è lo spauracchio della grappa.
Allucinare è l’arte di cucinare coi piedi.
La corona è una
cantante gospel molto robusta.
Al mulino che si
arrabbia girano le pale.
Un muro di gomma
cancella migliaia di matite.
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