mercoledì 30 maggio 2012

Giro di boa

Ripassare dal via e ritirare 20 banconote, come a Monopoli. Ne ho bisogno. Mica ti danno le cose che ti servono se tu non dai i pezzi di carta con le scritte e la facce sopra. Respirare, camminare, avvertire la luce del sole sulla pelle, sorridere, vedere una bella donna, un bel vestito, le braccia scoperte. La scoperta delle braccia. La pelle liscia che respira. È come uno splendido circolo virtuoso. Velenoso, ombroso, pensiero pericoloso. Cadere invece di elevarsi. Lasciarsi andare, abbandonarsi. Mi chiedo perché ogni mattina quando mi alzo, debba ricominciare sempre da capo. Chiudo gli occhi in paradiso, mi risveglio all’inferno. Di nuovo a costruire un senso, a cercare di farlo. Poi nel pomeriggio tardo me lo ricordo! Mi ricordo il senso, lo porto fino a sera e di notte, dico, dimentico tutto. Apro gli occhi al mattino e un macigno mi pesa sull’anima. È possibile morire e rinascere ogni giorno? Si, è evidente. E quindi? Niente, si accetta la faccenda. Ci sono alternative? A forza di costruire barchette di carta, prima o poi avrò una flotta pronta a scivolare sull’acqua senza temere di bagnarsi. Tutte insieme, vicine e solidali, riempiranno la brocca della felicità. La mia brocca della felicità. Intanto, ciucciati il calzino! È bello come un campo di girasoli al tramonto, d’estate. Quanti ne ho visti durante il cammino di Santiago. Immagini vive e calde ancora adesso. Ricordo una tappa, terminata in un piccolo convento raggiunto alle 9 di sera, dopo una giornata infuocata. I campi di grani mietuti, i girasoli alti e solari, voltati tutti verso la palla gialla a godersi gli ultimi raggi. Una zuppa di legumi ricchissima come premio, il calore di una tavolata di 30 persone, l’abbraccio di una pellegrina nella notte. La Pellegrina. L’abbraccio ancora oggi, anche se le fracasserei il cranio ogni tanto. Si, perché nel frattempo dormiamo ancora insieme. Capita. Siamo umani. E gli umani ogni tanto si fracassano anche i crani. Che male c’è? Scagli la prima pietra, possibilmente sbagliando la mira, chi non avrebbe voglia di strangolare il partner di tanto in tanto. Dai. Non facciamo gli ipocriti. Siamo già ipo in tante cose. Ipocondriaci, ipotecati, ipoglicemici. Ipotesi di reato: colto da ira improvvisa perse la possibilità di diventare un Santo Pellegrino. In compenso rese Santa Pellegrina Martire, la povera fanciulla. Poi, tutti a ricordare, a celebrare i martiri sui calendari. Ma che si sono martirizzati da soli? Il lavoro sporco qualcuno l’avrà fatto. All’anima di questi non ci pensa mai nessuno? Chi siamo noi per giudicare sempre? Ma così, per carità, era per dire. Non fracasso, non fracasso niente. Faccio un turno in prigione,  via, poi tiro di nuovo i dadi: in lontananza vedo già il Parco della Vittoria. Quel viola lì come mi piace.

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